RACCONTI PRESI DAL WEB:prete in ginocchio si masturba mentre donna si masturba
Quanto tempo è trascorso dall'ultima volta che ti sei
confessata?
- Una settimana, padre.
- Hai commesso peccati durante questo periodo?
- Ho mancato di rispetto a mia madre e mio padre.
- Poi?
- Ho rubato dieci euro dal portafoglio di mio padre.
- Per farne che?
- Mi servivano per fare il pieno di benzina al motorino.
- Ah... e poi?
- Ho commesso degli atti impuri.
- Da sola o con altri?
- Da sola, padre... da sola!
- Ma... quanti anni hai?
- Sedici, padre. Appena compiuti!
- Quante volte ti sei toccata?
- Tre volte, padre... tre volte.
- Come lo hai fatto?
- Mi sono masturbata con le dita.
- Con le dita? Oppure ti sei aiutata con qualcosa
d'altro?
- No, solamente con le dita.
- Dove lo hai fatto?
- Una prima volta in bagno, mentre facevo la doccia. Le altre due
volte a letto, poco prima d'addormentarmi.
- In precedenza lo avevi fatto in altri luoghi?
- Se devo essere sincera ovunque. Al cinema, guardando la
tivù, in spiaggia... in ogni luogo che mi andava di farlo.
- Masturbarsi è un peccato grave. Lo sai che è contro
natura toccarsi in quel modo?
- Sì, lo so, padre. Ma è più forte di me, non riesco a
trattenermi. Il piacere che provo toccandomi è un richiamo troppo forte.
- Per questa volta ti assolvo dai tuoi peccati, ma vedi di non masturbarti
più. Per penitenza dirai dieci Pater, Ave e Gloria. Ora vai in pace.
La domenica mattina avevo preso
l'abitudine di fare visita a quattro o cinque chiese e riproporre le stesse
ammissioni di colpa inginocchiata davanti alla grata dei confessionali. Mi
eccitavo nel confessare ad un sacerdote o ad un qualsiasi frate i miei presunti
peccati, specie quando il confessore esigeva una descrizione particolareggiata
dei metodi di masturbazione che praticavo.
Nel corso della settimana aspettavo con ansia il
sopraggiungere della domenica per svelare ad un sacerdote le mie fantasie
erotiche. Era eccitante stare ad ascoltare i consigli che m'impartivano. Con
pruriginosa curiosità cercavano in tutti i modi di sapere cosa provavo mentre
mi masturbavo. Più m'incalzavano con domande e richieste di particolari, più
ero portata ad escogitare situazioni e circostanze singolari in cui effettuavo
la manipolazione dei genitali.
Confessare certe pratiche erotiche lo consideravo un
eccitante divertimento, mentre a chi si trovava dall'altra parte della grata e
ascoltava le mie segrete ammissioni provocavo molto di più che un semplice
turbamento ormonale.
Alcuni religiosi manifestavano il loro stato di
eccitazione molto apertamente. Lo percepivo dal tono della loro voce che
assumeva sfumature e gradazioni confidenziali mentre mi addentravo nella
descrizione di particolari. Le loro domande si facevano incalzanti e a volte
impertinenti. Le mie confessioni destavano in tutti loro curiosità e piacere,
ne ero certa.
I sacerdoti più anziani, specie i frati, erano i più
ostinati nel farmi domande scabrose, per questo li preferivo ai giovani. A
volte avevo persino la sensazione che dietro la grata qualcuno di quei prelati
si masturbasse. In questo caso mi divertivo a infiorare la confessione con
particolari ancora più piccanti sino a rendere le storie del tutto
inverosimili, ma non per loro.
Trovavo eccitante metterli in imbarazzo, questo solo
m'importava. Ho seguitato a frequentare i confessionali per un anno intero,
poi, forse per noia o forse perché nel frattempo avevo cominciato a scopare con
qualche coetaneo, ho abbandonato quel passatempo.
Sono trascorsi molti anni da quando
attraverso le grate di un confessionale rivelavo a un sacerdote le mie fantasie
sessuali. Adesso che di anni ne ho trenta provo uno strano piacere nel
raccontare ai miei partner le tecniche che metto in atto mentre mi masturbo
nell'intimità. Il loro atteggiamento è pari a quello di quei prelati,
l'unica differenza è che mentre i religiosi stavano nascosti dietro a una grata
i miei compagni di letto li posso guardare dritti negli occhi.
Agli uomini piace farsi raccontare, con minuzia di
particolari, le tecniche dei miei toccamenti e le sensazioni che provo quando
mi palpo la passera ed il clitoride con le dita o mi penetro con altri oggetti.
Mi eccito nel vederli così attenti ad ascoltare le mie parole, forse sono un
po' depravata... mah!
.
* * *
.
Tornando a casa al termine di un'affaticante
turno di lavoro in ospedale mi sono infilata dritta sotto la doccia. Nuda, con la
pelle ancora umida, ho preso posto fra le lenzuola e mi sono addormentata quasi
subito. Il persistente trillare del campanello della porta d'ingresso mi sveglia di soprassalto.
Mi rigiro nel letto e cambio di posizione del tutto incurante del persistere
del rumore, fermamente decisa a riprendere il sonno interrotto. Ma l'insistenza
dello squillo mi convince ad alzarmi dal letto. Ciabatte ai piedi e accappatoio
da bagno sopra la pelle vado ad aprire la porta.
Mi premuro d'inserire la catena di sicurezza e schiudo
solo parzialmente l'uscio. L'uomo che mi sta dinanzi è di mezza età. Ha i
capelli leggermente brizzolati sulle tempie. Il modo di vestire gli conferisce
un'aria elegante e raffinata. E' alto circa un metro ottanta e indossa un abito
scuro. La camicia, di colore grigio scuro, è sovrastata, all'altezza del collo,
da una striscia bianca che sembra un clergyman.
- Buongiorno signorina sono Padre Evaristo. Il suo
parroco. Nel periodo pasquale sono solito fare visita ai parrocchiani per
benedire le case. Spero che abbia ricevuto la lettera pastorale in cui
annunciavo la mia visita per oggi.
- Ad essere sincera è da alcuni giorni che non ritiro la
posta dalla buca delle lettere. E' comunque il benvenuto.
Tolgo la catena di sicurezza e accompagno il sacerdote in
salotto.
- Prego si accomodi. - dico, indicandogli il divano.
- Grazie è molto gentile.
L'appartamento dove abito è di piccole
dimensioni. Il salotto è arredato con un solo divano, due poltrone e un
televisore.
Mi metto seduta accanto a lui, sul divano.
- La casa è in disordine. Stavo riposando in camera da
letto e non aspettavo nessuna visita. Posso offrirle un caffè, una bibita,
oppure preferisce del tè?
- La ringrazio signorina, ma non vorrei procurarle troppo
disturbo. Ma un caffè lo prendo volentieri.
In cucina preparo il caffè con la Moka,
accendo la fiamma del fornello, e sono di ritorno in salotto. Conversiamo
amabilmente per alcuni minuti. L'aroma che sgorga dalla macchina per il caffè
viene ad interrompere il nostro colloquio. Quando ritorno nel salotto
stringendo nelle mani un vassoio con due tazzine e la zuccheriera vado a
sedermi sul divano accanto al mio ospite.
- Se posso permettermi signorina, e forse questo le
sembrerà strano, ho già avuto modo di conoscerla. E' trascorso molto tempo da
allora, forse una quindicina d'anni.
- Strano? In che modo? A me non sembra di conoscerla! Me
ne ricorderei altrimenti.
- In quelle occasioni ero solo io a vederla, perché stavo
dietro a una grata.
- Mi scusi ma non riesco a comprenderla.
- A quel tempo prestavo la mia opera presso la parrocchia
del Buon Samaritano. Quasi tutte le domeniche lei veniva a confessarsi da me.
Io ero il sacerdote che stava dietro la grata.
Sorpresa da quella rivelazione non m'accorgo che l'uomo
ha appoggiato la mano sopra un mio ginocchio.
- Mi sono sempre chiesto se ciò che lei confessava fosse
vero o frutto della sua fantasia. Quel che è certo è che ogni volta che
l'ascoltavo le sue parole mi procuravano un certo turbamento, la stessa
inquietudine che provo ora qui davanti a lei.
L'uomo pronuncia le ultime parole con voce alterata
mettendomi in imbarazzo. D'improvviso s'inginocchia ai miei piedi, appoggia il
capo sulle mie cosce, e m'infila le mani sotto la vestaglia raggiungendomi le
natiche.
Sorpresa dal suo gesto sono in balia della sua
esaltazione. Non oppongo resistenza quando mi slaccia la cintura della
vestaglia e l'apre. Il corpo nudo, del tutto privo d'indumenti, deve apparirgli
invitante. Stringe le mani attorno ai miei glutei e li trascina verso di sé. Mi
fa divaricare le cosce e lambisce con la bocca le pareti rosee della fica
riempiendomi di fremiti di piacere.
- Masturbati come facevi da ragazzina, dai... fammi
vedere come lo sai fare.
Eccitata dalla insolita situazione accondiscendo alla sua
richiesta. Masturbarmi davanti ad un ecclesiastico è una fantasia che mi porto
dietro dall'adolescenza e finalmente sta per avverarsi.
Inginocchiato ai miei piedi il
sacerdote fa scendere i pantaloni e le mutande sul pavimento liberando un
piccolo uccello. Resto indecisa sul da farsi. Con la mano inizia ad
accarezzarsi l' uccello e mi guarda con sguardo implorante.
Guido le dita nella bocca e le inumidisco di saliva. Ha
gli occhi inchiodati sui miei genitali.
Il clitoride è turgido e disteso. Inizio a toccarlo
sfregandolo con le dita. La sensazione che provo è di ubriacante piacere. Il
mio respiro si fa ancor più affannoso e il cuore sembra uscirmi dal petto.
Stimolata dalla sua mano che scorre impudica sulla pelle dell'uccello mentre si
masturba lo provoco.
- Ti piace eh! Sporcaccione d'un prete! Ti piace stare a
guardarmi mentre mi masturbo. Chissà quante seghe ti sarai sparato stando
dietro la grata mentre io e qualche altra ragazza ti confessavamo i nostri
peccati, vero? Dillo che è vero, dillo che ti piaceva masturbarti.
- Si è vero, lo facevo si! E' vero lo facevo... - Continua
a ripetere mentre si masturba, ed io con lui.
Tremo in tutto il corpo ad ogni
toccamento delle mie dita. Anche il prete è eccitato. Non saprei spiegare
altrimenti la sua confessione. Vengo gemendo dal piacere urlandogli addosso
un'infinità di parole oscene ed offensive sull'abito che indossa. L'uomo per
qualche istante smette di masturbarsi per non perdersi la scena del mio
orgasmo.
Esausta smetto di toccarmi.
L'orgasmo dell'uomo sopraggiunge subito dopo.
Lascio trascorrere alcuni istanti. Il
prete, forse perché impacciato, mi
chiede di ritirarsi in bagno per riassestarsi. Quando fa
ritorno mi sono ricomposta.
- Beh, allora. - sussurra lui. - non rimane che
salutarci.
- Credo proprio di sì, ma adesso voglio che torni tutte
le settimane. - rispondo.
- Lo farò senz'altro. Ciao...
- A proposito, la prossima volta non presentarti con il
clergyman. Indossa l'abito talare, quello che usavi anni fa, con tutti quei
bottoncini, è molto più eccitante. Mi raccomando!
Apro la porta, do un ultimo bacio sulla guancia e lo
saluto. Richiudo l'uscio alle sue spalle e torno a letto. Subito dopo mi
addormento.
Ero in ritardo. Mi ero fermato un po'
di più a parlare con una ragazza del mio corso e non mi ero accorto di quanto
tempo fosse passato. Avevo poi cercato di sbrigarmi il più che potevo ma alla
fine il ritardo l'avevo fatto e sapevo che a casa c'era lei infuriata ad
aspettarmi.
Varcai la porta di casa in
reverenziale silenzio, intimorito da cosa potesse aspettarmi, ma con mia
sorpresa nell'ingresso non c'era nessuno ad aspettarmi. Tirai un respiro di sollievo,
ma sbagliavo a cantare vittoria troppo presto.
-Francesco sei rientrato? Vieni
qua in cucina- mi disse
Andai in cucina con aria del cane
bastonato. La mamma senza neppure guardarmi disse:" Ma è possibile che non hai
ancora imparato che quando sei in ritardo voglio che mi avvisi? "
"Scusa mamma, ma il telefono mi si
era scaricato..." la solita balla del telefono scarico.
E la Mamma alzando la voce: "Si,
ma mi prendi proprio per cretina??? Ancora con questa balla del telefono
scarico. Guarda Francesco, che se qui c'è un cretino quello sei tu, non sono
io. Chiedimi scusa e non inventare frottole".
"Scusami Mamma" risposi ad occhi
bassi.
"Ok, adesso dai una lavata al
pavimento che è tutto il giorno che ti preparo da mangiare e mi si sono
gonfiate le gambe. Forza e mettiti il grembiule e i sandali."
"Va bene Mamma".
La mamma si tolse il grembiulino
rosa e i sandali che indossava e me li porse.
Io, di corporatura sono piuttosto
minuto per cui riesco ad indossare quasi tutti gli indumenti della Mamma,
comprese le sue scarpe che sono di misura 39.
Indossato grembiule e sandaletti,
alla Mamma piacciono i tacchi alti e anche come sandali di casa gli piace
averle con un po' di tacco, niente di eccezionale ma quei 3 centimetri che
comunque la slanciano.
In compenso per me
indossare i suoi sandaletti risulta ancora complicato e spesso mi si storce il
piede.
Comunque feci come mi aveva detto
e cominciai a lavare il pavimento.
Finito di lavare il pavimento
senti la Mamma che mi chiamava dal soggiorno: "Francesco, hai finito?" "Si
Mamma."
"Forza, allora vieni qui che devo
dirti un paio di cose."
Lei era sul divano distesa vestita
con solo una maglietta nera: sapevo che mi sarebbe toccato pagare pegno per
quel ritardo, il lavaggio del pavimento era lavoro di tutti i giorni.
"Certo che il mio grembiule e i
miei sandaletti ti stanno proprio bene. Gira un po' su te stesso che ti guardo
bene!"
Obbediente mi girai. Quando mi
trattava così la odiavo però non riuscivo a non obbedirle. Era più forte di me, per quanto la odiassi
alla fine facevo sempre tutto quello che mi diceva. Oggi riuscì a stupirmi e
farmi incazzare allo stesso tempo dicendomi:" Francesco, oggi mi sono comperata
un vestitino nuovo, l'ho lasciato sul letto, vammelo a prendere con un paio di
calze, quelle con le righe a colori, e prendi anche un paio i sandaletti quelli
neri di vernice, che voglio fartelo vedere". Ma possibile che mi faceva fare
sempre il cameriere. Sentivo la rabbia che mi cominciava a montare dentro ma
non riuscii a dirle niente e andai in
camera sua a prendere quanto mi aveva chiesto.
Quando tornai in soggiorno,
chinandomi verso di lei che era stesa sul divano, gli porsi gli indumenti che
mi aveva chiesto e mi allontanai di qualche passo.
"Ma che fai Francesco, ti
allontani, hai paura?"
"No Mamma, scusa, eccomi" e mi
avvicinai all'altezza dei suoi piedi.
"Bravo tesoro, ora voglio vedere
se il mio vestito nuovo va bene anche a te, Provalo!"
Ma che cazzo, già mi obbligava ad
indossare il suo grembiule e i suoi sandaletti. Ora voleva pure che provassi il
suo vestito. Ma siamo scemi?
"Ma Mamma, perché....?" dissi
timidamente mentre la rabbia stava di nuovo montando dentro di me.
"Niente di speciale stupido,
voglio solo vedere se abbiamo le stesse misure. Mi farebbe molto piacere sapere
che hai le stesse misure della tua Mamma. Dai per favore, tesoro, fammi questo
piacere".
Quando voleva la Mamma sapeva
essere di una dolcezza nei miei confronti che mi faceva fare qualsiasi cosa mi
chiedesse. In realtà, la Mamma, o con le buone o con le cattive, riusciva
sempre a farmi fare quello che voleva.
Per incoraggiarmi aggiunse:" Dai,
comincia a spogliarti, fatti vedere nudo che è da almeno vent' anni che non ti
vedo nudo. " E avvicinandosi a me cominciò a slacciarmi il grembiule. "Faccio
da solo-dissi allontanandomi un po'- sono capace cosa credi"
"Ma lo so tesoro che sei capace-
disse accarezzandomi la testa- volevo solo incoraggiarti. Dai fai da solo."
Mi spogliai.
La Mamma:" Bhè, le mutande non le
togli?"
"MA MAMMA, CHE BISOGNO C'E'?"
risposi alzando un po' la voce.
"E' che voglio vederti come ti ho
fatto. Avrò ben diritto di vedere il mio bambino così come l'ho fatto, no?"
"Mamma, non sono più un bambino,
ho trentasei anni, potresti smetterla di chiamarmi il tuo bambino?" ero proprio
incazzato.
"Francesco, va bene, ti chiamerò
il mio ometto, contento? Però adesso fai come ti ho chiesto, coraggio!"
Di male in peggio, l'appellativo
mio ometto era ancora più ridicolo. Ottenuta questa vittoria di Pirro mi sfilai
le mutande.
Mamma mi guardo con attenzione. Mi
fece girare e rigirare e poi mi disse:" Bhè, non sei molto cambiato da quando
eri il mio bambino. Anche adesso che sei un ometto non hai un pelo e il pisello
sembra quello di un bambino. Che tesoro che sei! Sembra il pisello di un
bambino di dieci anni, in tutto questo tempo non ti è cresciuto di un
centimetro. Te lo sei mai misurato?"
"NO MAMMA, NON ME LO SONO MAI
MISURATO, CONTENTA?"
"Allora corri in cucina a prendere
il metro da sarta, dove l'hai messo l'ultima volta che mi hai riparato la
gonna, e portamelo qui, dai che te lo misuro."
"Ma tu sei matta Mamma, io me ne
vado." e mi voltai allontanandomi.
"FRANCESCO!" ora la sua voce aveva
perso tutta la dolcezza e era diventata imperiosa ed arrabbiata:" TORNA SUBITO
QUI!".
Come ho già cercato di spiegare
per quanto fossi arrabbiato con la Mamma, non riuscivo a disobbedirle. Era più
forte di me. Quando alzava la voce mi prendeva uno stato di ansia misto a paura
che mi aveva sempre impedito fino a quel momento di mandarla a fare in culo. Mi
fermai come di pietra sulla porta. La rabbia e l'odio per questa presa in giro
della misura del pisello mi spingevano ad uscire ma la sua voce dura e severa
mi avevano bloccato per l'ennesima volta.
"TORNA QUI E PORTA IL METRO DA
SARTA, CRETINO!". L'insulto aveva sempre l'effetto di mettermi ko.
Sentii la rabbia svanire come
sempre e con le spalle curve feci quello che mi chiedeva, o meglio, mi
ordinava.
Tornai con il metro e glielo
porsi.
Finalmente il sorriso era tornato
sulle sue labbra, prese il metro con delicatezza e con altrettanta delicatezza
mi prese il pisello e me lo misurò.
"Tre centimetri di lunghezza e tre
di circonferenza- disse sorridendo-come quando eri bambino, tesoro. Lo vedi che
sei ancora il mio bambino? -disse accarezzandomelo. In un attimo il pisello mi
si irrigidì.
"UHH, ti è diventato duro tesoro?
guarda guarda com'è cresciuto" Io ero completamente paralizzato, era bastato
che Mamma mi sfiorasse il pisello per farmelo irrigidire al massimo. "Fammi
vede- voglio proprio vedere quanto è cresciuto" e così dicendo me lo afferrò
con le sue mani dolci e me lo misurò. Il tocco delle sue mani era una cosa
inebriante, mi provocava un piacere immenso solo il suo sfioramento, aveva
delle mani dolcissime. "Bhè-disse-non è
cambiato molto, siamo passati a cinque centimetri di lunghezza e quattro di
diametro. Ma scusami, non è per farmi gli affari tuoi, ma con le ragazze come
va?"
"Bene Mamma, ma cosa c'entra
questo con le mie misure?"
"Bhe, cucciolo, sarei curiosa di
conoscere la tua fidanzata. Ma avete ma avuto rapporti sessuali?"
"Ma scusa Mamma, a te cosa
importa. Sei proprio ficcan....curiosa eh?"
"Ma no, tesoro, è che mi preoccupo
per te. Non ho mai conosciuto una donna che si accontenti di un pisello
piccolo. Comunque non voglio insistere, tornerò sull' argomento. Adesso indossa
i miei vestiti.
Ormai o mi sbrigavo a finire
questa sceneggiata o non mi avrebbe più lasciato in pace.
Infilai le calze, poi il vestitino
nero ed infine i sandaletti."
"
"Sei stupenda, ops, scusa, sei
stupendo Francesco, ti stanno a pennello, vieni ti porto allo specchio così lo potrai
constatare anche tu." Mamma si alzò, mi prese per un braccio a mi portò di
fronte allo specchi grande che avevamo in ingresso.
"Guardati tesoro, ti stanno a
pennello."
Guardarmi allo specchi mi lasciò di stucco. Mi aspettavo di vedere uno di
quei ridicoli travestiti che si vede lontano un chilometro che sono maschi ed
invece...sembravo proprio una ragazza, fianchi larghetti e vita snella, spalle strette,
i lineamenti del mio viso glabro, le game senza un pelo lunghe e affusolate.
Sembravo proprio una ragazza.
Anche i capelli
che ho sempre portato un po' lunghetti mi conferivano un aspetto sbarazzino.
"Allora, che te ne pare, "ometto
mio"" disse con un sorriso"Hai, ma vedo che hai il pisellino ancora duro. Come
mai?"
Effettivamente l'unica cosa che
stonava nell'immagine riflessa dallo specchi era una piccola ombra che si
notava all'altezza del mio inguine. Non so perché ma da quando Mamma mi aveva
sfiorato il pisello non mi si era più rilassato.
"Bhe, quell'ombra stona,
Francesco, devi fartelo scendere. Forza, cerca di calmarti che altrimenti non
riusciamo a vedere bene come ti stà il vestito."
Si, fammelo scendere, e come
dovevo fare, mi tirava come non mi aveva mai tirato. Non so se per la carezza
della Mamma o per l'immagine allo specchio che anche se mi provocava un
sentimento di ribellione indubbiamente trovavo bella.
"Dai forza, Francesco, fattelo
scendere!"
"Ma come faccio Mamma?"
Evidentemente si rese conto che
ero troppo eccitato per riuscire a farmelo scendere per cui mi disse:" Dai
vieni di la che ti aiuto io" mi prese di nuovo per il braccio e mi portò in
soggiorno.
SI sedette sul divano accavallando
le gambe, mi tirò su la gonna e mi disse accarezzandomi il pisellino:" Visto
che sono stata io a fartelo irrigidire sarò io ad aiutarti a fartelo
scendere.".
Cosa aveva in mente? Non dovetti
aspettare molto per saperlo.
"Non poi certo pensare che la tua
Mamma ti faccia una sega, però mi farebbe molto piacere che tu ti scaricassi
strofinandoti su una mia gamba. Forza, inginocchiati!"
Obbediente come sempre mi
inginocchiai e mi avvicinai alla sua gamba velata da calze. Cominciai a
strisciargli addosso mentre lei mi guardava sorridente. Che bella che è la mia
mamma, pensavo.
Lei mi accarezzava i capelli con tenerezza e mi guardava fisso
negli occhi. Io ero come ipnotizzato. La guardavo negli occhi, strofinavo come
un cane il mio cazzo sulla sua gamba e lei con un sorriso dolce e divertita mi
accarezzava i capelli.
Strofinavo, strofinavo,
strofinavo, sentivo il pisello che si arrossava e continuavo a strofinare con
gli occhi della Mamma sempre fissi dentro i miei.
Avrei voluto continuare a restare
così per tutta la sera ma poi purtroppo eiaculai, due gocce di sperma, ma
eiaculai sulla gamba della Mamma. Sentii la mano della Mamma che mi prendeva
per i capelli e mi faceva appoggiare la faccia sulla sua coscia continuando ad
accarezzarmi.
"Francesco, tesoro, adesso
dovresti fare tu qualche cosa per la tua Mamma, giusto?"
Con la testa ancora appoggiata
sulla coscia della mamma risposi un debole si.
"Bravo il mio ometto. Forza adesso
mettiti bene in ginocchi davanti a me."
Senza neanche la minima intenzione
di protestare mi inginocchiai davanti a lei che lentamente allargò le ginocchi.
"Guarda, tesoro, guarda pure tesoro, è la mia figa, è il posto da cui sei nato.
Forza, valle vicino." e con la mano sui capelli mi avvicino alla sua figa."La
vedi quanto è bella. Ti piace, cucciolo mio"
"Si Mamma, è bellissima".
"Bravo tesoro, allora dalle un
bacio"
Mi avvicinai e la baciai. Era
calda, dolce e profumata. Un altro bacio. E poi un altro. Un altro ancora.
Continuavo a baciarla con delicatezza, intorno, sulle labbra, sul clitoride che
era emerso con decisione grosso quasi come il mi pisello.
"Tira fuori la lingua Francesco,
fammi sentire che mi ami."
Cominciai a leccarla, sempre
delicatamente, sulle labbra umide, nella fessura centrale. Poi la mano di Mamma
mi attirò con decisione e la mia lingua penetrò
nella figa di Mamma che disse:" Tesoro, muovila bene, falla ruotare, e
cerca di entrare più a fondo che puoi."
Stavo facendo del mio meglio, ce
la stavo mettendo tutta. Ero in estasi, come potevo arrabbiarmi con la Mamma,
quello era il posto più bello dove stare, tra le gambe della Mamma e con la
lingua dentro la sua figa.
Sentivo la mamma godere. La mia
Mamma. Stavo facendo una cosa che la stava facendo contenta ed ero io il suo
bambino.
Sentivo la Mamma scossa da
movimenti di godimento che crescevano di intensità e di frequenza, e più
sentivo che aumentavano e più cercavo di fare meglio, di leccarla più
profondamente, più velocemente.
Quando ebbe l'orgasmo sentii che
si rilassava. Io non riuscivo a muovermi di li, adesso la leccavo molto
delicatamente e ogni tanto sentivo ancora un fremito della mamma. Dopo circa
venti minuti in quella posizione la mamma mi sollevo la testa e, guardandomi
fisso negli occhi, mi disse:" Cucciolo, vuoi bene alla tua Mamma?"
"Mamma,-risposi-ti adoro"
"Scemone, allora mi ami davvero?"
"Mamma, te l'ho detto, ti adoro.
Scusami per tutte le volte che ti rispondo male o non faccio bene quello che mi
chiedi. Io ti amo, te lo giuro, ti adoro".
"E mi amerai sempre? per tutta la
vita?"
"Si Mamma"
"E amerai me più di qualunque
altra donna?
"Si Mamma"
"Me lo giuri?"
"Te lo giuro, Mamma"
"Anche se ti dovessi sposare
amerai me più di tua moglie?"
"SI Mamma."
Col sorriso disteso e compiaciuto
mi rimise la faccia tra le sue gambe e premette nuovamente il mio viso sulla
sua figa.
"Adesso tesoro, per suggellare
questo giuramento che mi hai fatto, ti farò un dono. Apri bene la bocca, amore
mio"
Feci come mi chiedeva e dopo pochi
istanti senti la sua piscia entrarmi in bocca.
"Tesoro, ti regalo tutta la mia
piscia, bevila con amore, è la mia sorgente da cui potrai sempre bere e
dissetarti."
Mi spinsi ancora più forte verso
la sua figa e bevetti con avidità, il nettare della Mamma.
RICORDO CHE QUANDO ERO PIU' GIOVANE CI RIUSCIVO. MERITO ANCHE DELLA MIA COMPAGNA CHE MI AIZZAVA COME FOSSI UN ANIMALE. "FORZA, DATTI DA FARE! METTICI PIU' ENERGIA!". POI LEI MI HA MOLLATO PER UN VERO TORELLO. IO IN REALTA' HO SEMPRE PREFERITO LECCARE LA FIGA, FARMI SEDERE SULLA FACCIA E LECCARE IL BUCO DEL CULO, ASPIRARE LE SCOREGGE E FARMI SEGHE.
RACCONTI PRESI DAL WEB:Carla cornifica il marito-discreto-lei scopa un altro e lui guarda
Evoluzione di una moglie (parte 1)
1. La storia che voglio raccontarvi...
La storia che voglio raccontarvi ha inizio 6 anni fa. Mi chiamo Paolo e sono
un professionista del nord italia felicemente sposato con Carla. Io avevo
allora 35 anni e lei 30 ed avevamo una bambina di 13 mesi (Giulia). Per le
vacanze estive di quell'anno ebbi l'idea di passare qualche mese al mare:
-" perché non affittiamo un alloggio per l'estate al mare. Tu potresti andare
con tua madre o una baby sitter, magari Giulia rimane più calma e tu puoi
riposarti. Io vi raggiungo il venerdì sera."
L' idea le piacque e la domenica
successiva ci recammo il liguria per cercare un alloggio adatto.
Trovammo un trilocale, vicino alla spiaggia, con un bel balcone da cui vedevamo
il mare ed un arredamento pulito e funzionale. Lo prenotammo per tutto il
periodo.
Iniziate le vacanze, al mare tutto procedeva bene, Giulia dormiva (incredibile)
tutta la notte, Carla aveva iniziato a frequentare un centro estetico ed era
molto rilassata.
2 Il primo fine settimana
Il venerdì sera arrivai molto tardi ed
in treno per evitare le code del rientro, in stazione alle 10,30 non aspettavo
nessuno quando la vidi, vestitino bianco sopra il ginocchio, tutto abbottonato
davanti, molto fasciante. Sandali di almeno 10 cm, unghie rosso fuoco a
mani e piedi, un ciondolo etnico che cadeva in mezzo all'attaccatura dei seni,
abbronzatura non molto intensa ma naturale e capelli lisci e curati. Era
splendida dimostrava meno dei suoi 30 anni.
"sei splendida....non ti aspettavo in stazione. Grazie"
"ti spiace?" "no, anzi.."
"non mi abbracci ?" "scusami è la sorpresa"
La mattina dopo mi svegliò lei che stava alzandosi "vado al centro estetico ci
vediamo in spiaggia dopo. Ciao" ed uscì.
Ci rivedemmo in tarda mattinata, aveva un bikini nuovo splendido, color
bordeaux, che valorizzava le sue forme, la rilassatezza della pancia era quasi
totalmente sparita e la cellulite sulle cosce era un ricordo. A pranzo Giulia e
la nonna tornarono a casa mentre noi ci accomodammo ad un chiosco sulla
passeggiata dove ordinammo due insalate miste. Questa è vita pensavo.
"vuoi che andiamo a casa dopo pranzo? A fare....un pisolino" dissi
"perché no?? Ma non dormiamo troppo, devo fare piuttosto del movimento..."
In quel momento si avvicinò un uomo di quarant'anni alto come me ma largo il
doppio, tutto muscoli, con il codino.
"ciao Carla, stai rispettando la mia dieta?" disse ridendo
"o...ciao. Non ti avevo visto. Paolo ti presento Marco il responsabile del centro
estetico"
"piacere, allora è lei che devo ringraziare per la rimessa in forma di mia
moglie"
"il merito è tutto di Carla. Quando vuole un risultato s' impegna moltissimo."
Si accomodò al nostro tavolo, la conversazione era gradevole
ma Carla era silenziosa, ascoltava, sorrideva, ma parlava pochissimo.
Offrii il caffè al nuovo amico e mi alzai per pagare. Tornato al tavolo Marco
ci salutò "Vado in spiaggia prima di aprire l'estetica. Arrivederci. Ciao
Carla, e....a presto".
"Allora andiamo a casa ?" chiesi. Lei era in piedi, bella con un prendisole
leggermente trasparente che lasciava vedere le sue forme eccitanti.
"No, non ho più voglia....... Perché lo hai invitato al nostro tavolo?"
"Scherzi? E' un tuo amico. Ho cercato di essere cortese"
"Ancora un po' e lo invitavi a casa, ....basta, vado in spiaggia." .
Non capivo il suo atteggiamento e mi avviai verso la direzione opposta, ma cosa
le era preso?
Dopo pochi minuti ebbi un rimorso, forse se tornavo indietro potevo chiarire
tutto....e così feci.
Tornai in fretta verso la spiaggia ma....lei non era al nostro ombrellone.
Proseguii sulla passeggiata guardando verso la spiaggia. Che fosse
andata a casa? No, eccola. Ma con chi parlava? Era seduta su un lettino insieme
a qualcuno che non poteva che essere...Marco. Cazzo. Altro che arrabbiata.
Era lì che rideva, tutta appoggiata alla coscia di Marco che era steso sul
lettino. Lei mi dava le spalle e rideva, sembrava aver vinto la ritrosia di
poco prima e dimostrava un certo affiatamento con Marco. Erano in prima fila a
circa 20 metri
da me, lui si alzò, diede la mano a mia moglie e insieme entrarono in acqua.
Ebbi la sensazione che lui mi avesse visto e mi nascosi dietro una palma poco
discosta.
Nuotarono insieme fino alla boa dei 100 metri e poi a quella dei 200. Lì si
fermarono, attaccati alla boa, a parlare.
Li vicino c'era un negozio di ottico aperto, entro e chiedo:" Quel cannocchiale
piccolo, in vetrina, è potente?"
"Caspita, è da barca, elettronico e molto potente. Poi se vuole abbiamo modelli
più potenti ma anche più ingombranti.."
"No, grazie quello andrà bene.....quanto costa ?" Bandito, mi spela come un'oca
ma devo ammettere che il binocolo è maneggevole, piccolo e potente. Guardo
verso la boa e.....lui le sta sfiorando il seno con la mano. Lei non si ritrae
e continua a sorridere.....vedo che una signora mi guarda curiosa. Sono un
guardone nascosto sulla passeggiata.
Chiudo il binocolo e me ne vado. Non so cosa fare. Fare una scenata? E con
quale motivazione.
Vado in spiaggia e dopo circa mezz'ora lei arriva. E' ancora bagnata.
"Hai fatto il bagno? Ti è passata la rabbia?"
"Certo amore, scusami, ho fatto il bagno con Marco. Ero arrabbiata perché mi
ero comportata da stupida a tavola, non parlavo, non partecipavo. Ma ora ho
superato la mia timidezza verso quell'uomo e sono molto più serena e
soddisfatta di me.
In quel momento vedo passare Marco sulla passeggiata, con un sorriso a
trentadue denti che mi saluta. Qualcosa non mi quadra....
E' una bella serata, aperitivo, cena a base di pesce con un buon Pigato. Bevo un pochino
troppo. Carla è molto eccitante, top nero, gonna bianca al ginocchio fasciante,
sandali gioiello con tacco di 10 centimetri.
E' sabato sera e la città è piena di belle ragazze ma Carla risalta su tutte
(almeno per me) per una carica sensuale che traspare. Diversi la guardano, se
la indicano ed io ne sono orgoglioso.
"Ti guardano tutti, sei bella."
"Non sono più come dieci giorni fa?" "Cioè?" chiedo
"Obesa, brutta, non arrapante"
"La tua bellezza risalta in pieno"
Dopo la passeggiata torniamo a casa. Io non mi sento benissimo, anzi
mi viene da vomitare, il vino mi ha fatto male. Mi sento morire, sono dolorante
ed umiliato. Distrutto dalla stanchezza mi lascio cadere sul letto.
"Vuoi una camomilla calda? Stai meglio? E' il troppo vino, non sei abituato..."
"Grazie, non voglio niente, scusami. Temo che questa sera non sarò di grande
compagnia."
"Non preoccuparti, abbiamo fatto una bella passeggiata e sai che è la cosa che
più mi piace fare con te. Crollo in un sonno popolato da sbalzi di temperatura,
sudate, sogni tremendi.
Al mattino sembro stare meglio.
"Tutto bene amore? Io andrei in spiaggia con Giulia se non hai bisogno"
"No no, vai pure ci vediamo per pranzo".
Vado in bagno a farmi una sega, devo scaricare la voglia inespressa della sera
prima e penso a Carla, al suo abito, al suo corpo, alla mano di Marco sul suo seno...in quel
momento vengo con uno spruzzo enorme. Cosa mi sta succedendo?
La domenica trascorre tranquilla in spiaggia, a sera io riparto per la città,
sempre in treno. Carla mi accompagna in stazione, è sempre più eccitante: abito
stretch con un disegno optical che valorizza seno e curve, si intravede il
segno del tanga, ridottissimo, che indossa sotto e si capisce che non c'è
reggiseno.
Ha un bel pendente, che non conosco, un gingillo etnico d'argento vagamente
fallico che le pende sul seno. Cammina ondeggiando su due sandali alti ma con
un tacco largo e comodo.
Salgo sul treno e vedo molti ragazzi che la guardano invidiandomi, la cosa mi
eccita. Lei mi saluta e mi manda un bacio, poi la vedo avviarsi verso l'uscita.
Cerco di chiamarla più volte durante il viaggio ma il telefono non è
raggiungibile. Ho dimenticato di restituirle le chiavi del garage e volevo
avvisarla. Alle 22 sono a casa e....il telefono non è raggiungibile. Alle 24 il
telefono non è raggiungibile.
Finalmente alle 24,30 squilla il mio telefono, è lei.
Con la sua voce morbida, mi saluta. Le dico delle chiavi e mi dice di non preoccuparmi,
di dormire tranquillo, sento rumori di sottofondo...
"dove sei ?" le chiedo. "sono...sulla passeggiata" è la risposta. Riconosco
la risacca ma c'è anche ....altro che non individuo.
"C'è ancora movimento" mi dice. E' strana, mi saluta e riattacca. Provo a
richiamare, subito, ho mal di testa ma il telefono suona senza risposta.
Mi addormento solo alle 2. Sono sudato, preoccupato ma alla fine crollo.
Tutta la settimana è terribile, dubito di Carla ma non oso dirle nulla lei è
sfuggente il telefono suona a vuoto più volte, di pomeriggio e di sera ma ha
sempre spiegazioni più o meno valide.
3 Il secondo fine settimana
Finalmente arriva venerdì, ho combinato più disastri in quella settimana che in
tutta la mia vita, alle 17 parto per il mare, voglio arrivare prima del solito,
voglio vedere cosa succede, ho paura ma devo vedere.
Arrivo alle 19 e....mia moglie non è in casa. E' andata a correre.
Arriva alle 20 passate, sudata ma in grande forma maglietta e calzoncini grigi
aderenti, scarpe bianche e gambe splendide. Si vedono i capezzoli sotto la
maglietta. Che sia troppo sospettoso?
Mi bacia e va a farsi la doccia.
Quando esce mi chiama in camera e mi accoglie aprendosi l'accappatoio.
"Sono ancora migliorata! Cosa ne dici?" E' splendida la bacio, le tocco il seno
e scendo al pube, lei mi tocca attraverso i pantaloni "dai spogliati, voglio provare
ancora a fare all'amore con te. Non farmi aspettare" mentre mi preparo scherza
"Non hai mica bevuto vero?" "Non tocco più vino da sabato scorso" rispondo.
Lei sta aprendosi la vagina e si accarezza, sensuale, fa entrare due dita e me
le porge, umide dei suoi umori.
Poi mi fa stendere sul letto e mi monta
sopra infilandosi il mio cazzo nella sua calda figa.
"Se continui così vengo subito" faccio
appena in tempo a dirlo che uno schizzo mi esce dalla cappella.
"No, cosa fai non riesci a controllarti. Avevo appena cominciato...." mi
aggredisce.
Mi scuso "sei troppo brava" lei va in bagno nuda a lavarsi.
Torna dopo alcuni minuti vestita con maglia e short "mi è passata la voglia. Io esco vuoi
venire anche tu ?" mi apostrofa.
"Dai,scusami.... non ha senso, ricominciamo ti prego"
"Fatti una sega se hai ancora voglia. Io vado vieni o no?" Mi vesto e la seguo
come un cane bastonato
Entriamo in un locale che non conosco, una via di mezzo tra un pub ed una
discoteca, lei si dirige verso il banco
del bar e saluta una sventola alta almeno un metro e ottanta,
bionda, con lineamenti marcati, un seno florido e gambe chilometriche. Si
baciano e gridando per superare la musica Carla mi dice "E' Catrina la fidanzata di Marco" porgo la mano e lei
me la stringe molto forte. Resto interdetto dalla sua forza.
Dopo poco compare Marco, grandi saluti, baci a mia moglie e a Catrina, stretta di
mano a me e si allontana. Ritorna e ci invita a seguirlo, ci fa accomodare ad
un tavolo in una sala laterale, più tranquilla con altri suoi amici. Non
capisco se Carla li conosce ma tutti la baciano, scherzano e, con la scusa, la accarezzano. Oltre
agli uomini, tutti sui cinquanta c'erano alcune ragazze belle ma molto vistose,
secondo me delle professioniste.
Parliamo del più e del meno e poi Carla si allontana per ballare nella sala
principale, io sono impegnato con una certa Alex che è seduta vicino a me. Dopo
mezz'ora mi dice, piatta piatta "per duecento sacchi ti faccio un pompino in
bagno..... una cosa indimenticabile vedrai".
"Ti ringrazio ma non vorrei farmi beccare da mia moglie" lei mi guarda stranita
e sorride. "Hai ragione il bagno è pericoloso..." si alza e si siede vicino ad un
cumenda sull'altro lato del tavolo. Pochi minuti e riappare Carla, è tutta
accaldata, rossa in viso e sudata. Noto che all'altezza del cavallo i
calzoncini sembrano umidi.
Si siede vicino a me e mi dice. "Andiamo a riprendere ciò che abbiamo
interrotto prima" si alza, bacia tutti e si indirizza all'uscita. Saluto anche
io, Alex mi guarda con un sorriso che mi colpisce..
Arrivati a casa lei si piazza sul letto a quattro gambe e mi dice:
" Toglimi gli short e lecca. Quello sai farlo bene....spero" è ancora acida ma conto di calmarla.
Sono eccitatissimo, le sfilo gli short e noto che non ha biancheria, ma l'aveva
indossata prima di uscire? Chi se ne frega mi getto a leccare figa ed ano. Sono
bagnate ed odorano di sesso.
Lei inizia a mugolare: "Dai così, continua...non rallentare lecca tutto per bene.
Allarga la lingua" mi guida. Siamo in penombra, io le infilo due dita nella
vagina.
Sta godendo alla grande, oscilla i fianchi, mi dice: "Fai come me" e mi infila
due dita nel sedere iniziando a massaggiarmi dall'interno. E' una sensazione
incredibile. E' mia moglie che fa questo???
Infilo anche io due dita dentro di lei e....entrano con una facilità incredibile
e l'ano è morbido e caldissimo. Si alza, si sfila la maglietta, mi apre la camicia
e mentre mi lecca i capezzoli si infilza sopra di me. La sua figa è bollente,
oscilla sul mio uccello facendolo quasi uscire per poi impalarsi fino in fondo.
Le lecco il seno.
"Scopami maritino mio, scopami. Vienimi pure dentro, diamo un fratellino a
Giulia. Adesso puoi anche venire io sono pronta....Dai sborra. Riempimi tutta" mi
sussurra all'orecchio leccandomelo.
Inizio a tremare e vengo, uno, due, tre schizzi mi escono ed entrano in lei. Mi sembra di impazzire dal
piacere. Lei si solleva e si sdraia al mio fianco.
4 Il disvelamento
Il mattino successivo appena mi sveglio mi chiede:
"Buongiorno amore mio. Ti piaccio così ? Sono abbastanza disinvolta?"
"Cosa ti ha fatto cambiare ?" le dico accarezzandole delicatamente il seno.
"Se
ti piace la nuova Carla
non fare domande sciocche, fai come il tuo pisellino, goditi la situazione"
In effetti il mio cazzo è di nuovo in tiro.
Si alza in piedi, si appoggia alla cassettiera e dandomi la schiena mi chiama:
"Vieni amore, vieni a prendermi"
Mi mette l'uccello dentro di lei, nella figa che è umida e calda.
"Infilami due dita in culo...girale....fammi godere....mi guida"
Arrivo all'orgasmo dopo pochi attimi e lei si agita per sentirmi dentro di lei
al massimo.
"Allora, ti piaccio?? O mi preferivi dieci giorni fa, timida, insicura, quasi
frigida"
"Ti amo" è tutto quello che riesco a dire.
Andiamo in spiaggia e dopo aver giocato con la bimba ci accorgiamo di avere una
fame da lupi e andiamo al solito chioschetto.
Dopo mezz'ora ecco arrivare Marco.
"Ciao, volevo invitarvi a cena questa sera. Hai la macchina o sei venuto in
treno Paolo?"
"Ho la macchina" rispondo. Come sa del treno di domenica scorsa? Glielo avrò detto io.
"Allora se siete d'accordo ci troviamo al pub stasera alle 20, viene anche Catrina
le concedo un giorno di permesso. Và bene??"
"Magnifico" risponde Carla.
Andiamo a fare un pisolino per recuperare le energie e alle 19 iniziamo a
vestirci.
Carla entra nuda in camera nostra e indossa un completo di slip e reggiseno
neri con inserti di cristallo molto elegante, poi completa il tutto con sandali
legati al polpaccio, camicetta bianca e gonna vaporosa. Indossa anche quel
gioiello che pare rappresentare una spada d'argento e le cade tra i seni. E'
fine e sexi.
Catrina è un animale da letto, mini abito nero fasciante allacciato dietro al
collo, evidentemente senza reggiseno e con i capezzoli in evidenza.
Io e Marco siamo sobri pantaloni e camicia bianca.
Andiamo verso la collina in un ristorante conosciuto da Marco dove ceniamo
all'aperto. Io bevo solo acqua e Carla spiega che il vino mi "debilita" dice
ridendo.
Dopo il dolce Marco ci dice:
"andiamo a casa mia a prendere il caffè e l'ammazzacaffè" Carla acconsente
entusiasta, sopra le righe
"Vado prima in bagno" ci informa e si dirige con Catrina verso i servizi.
"Splendida donna Carla, molto volitiva e passionale" mi dice Marco. Non so cosa
rispondere mi salva l'arrivo delle donne.
Arrivati alla macchina Catrina cinguetta "posso sedermi davanti non vorrei
patire ed inoltre voglio ammirare questa splendida vettura" Carla acconsente
subito e si accomoda dietro.
Dopo alcune curve Catrina apre la sua borsetta e mi mostra due oggetti neri:
"li riconosci? " accende la luce dello specchietto e riconosco mutande e
reggiseno di Carla
"Se li è tolta in bagno, così è più libera" sposto lo specchietto e vedo che ha
un'espressione estatica, trasognata accenno a girarmi ma Catrina mi ferma:
"La strada è pericolosa" e mi prende la mano, guidandola sulla sua figa.
"Anche io non porto biancheria. Accarezzami così non prendo freddo"
Dopo 20 minuti arriviamo alla casa di
Marco, un attico di fronte al mare.
L'ascensore è solo per 3 persone e salgono prima Marco (deve aprire casa) e le
due donne io aspetto e salgo al secondo giro. Marco mi aspetta sulla porta e
mi conduce sul balcone, splendido, fronte mare. Mi fa accomodare su una sdraio
e mi dice:
"Carla era proprio lì domenica scorsa mentre ti telefonava, riconosci il rumore
del mare? Gli altri rumori ero io che la stavo leccando.
Vedi nella vita a volte alcune cose ci capitano, non le scegliamo. Carla ti è
capitata, è una donna caldissima e per questo molto impegnativa. La prima volta
che l'ho massaggiata, professionalmente bada bene, le sue grandi labbra si
aprivano da sole, sembravano chiamarmi e quando le ho toccato l'interno cosce è
venuta. Per questo non mi parlava quando vi ho visto sabato sulla passeggiata,
era imbarazzata, sapeva che io avevo capito cose di lei che neanche lei stessa
sapeva. Ma ...è tornata a cercarmi in spiaggia e ha accettato di incontrarmi alla
stazione, dopo la tua partenza e da lì...Ha scoperto tante cose di se stessa.
E ieri sera, cosa hai fatto per farla incazzare tanto? Al pub ha voluto essere
inculata , di brutto, nei bagni dopo che altre volte aveva detto di avere
troppa paura. Questo dice molto del suo carattere"
Mi condusse a una finestra dove si vedeva l'interno della camera da letto, lei
e Catrina erano avvinghiate in un sessantanove.
"Conosco uomini, arabi, asiatici che pagherebbero milioni per uno spettacolo
così e tu lo hai gratis. Ma te
lo meriti? Riesci a godertelo senza paure, rimpianti. Se non
ce la fai perderai un'ottima occasione... Ricordatelo."
"Avete finito di chiaccherare' Venite a scoparci..." disse Carla.
Divertimento puro
Entrammo in camera, la luce era fioca e Carla si alzò per accendere una
lampada. Era nuda, solo col le scarpe e bellissima, la pelle delle parti intime
era lucida dei suoi umori per il massaggio di Marco in auto e le leccate di Catrina sul letto.
Si diresse verso Marco e gli tolse la camicia, poi iniziò a leccargli i
capezzoli mentre abbassava i calzoni. Ne emerse un cazzo lungo almeno cinque
centimetri più del mio e di diametro quasi doppio. Si inginocchiò di fronte lui
e iniziò a leccarlo non riuscendo a farlo entrare in bocca per più di una
parte. Io ero ipnotizzato e quando comiciai a riprendermi dallo stordimento e
stavo cercando di capire come intervenire sentii la mano ferma di Catrina che
mi afferrava i capelli e mi dirigeva verso la sua figa.
"Dai maritino,lo abbiamo capito tutti che sei uno a cui piace solo guardare e
leccare vero?!"
Intanto Carla si era messa a carponi sul letto, di fronte a me. Guardandomi e
Marco era dietro di lei, la vedevo mugolare, i seni ballavano per le spinte
dell'uomo e lei ululava di piacere, guardava me e gridava
"Dai scopami, fammi provare un vero cazzo. Un cazzo grosso, duro, che duri a
lungo. Riempimi tutta. Coprimi di sborra. Fottimi fino all'alba... " ed altre
frasi d'incitamento. A quella vista la mia erezione crebbe e infilai la mia
lingua nella figa di Catrina che, a sua volta, mi incitava.
Catrina mi fece stendere sul letto. Mi trovai vicino ai
piedi di Carla e Caterina mi ordinò di baciarglieli con passione.
"Guarda gli sposini" ci derise Catrina.
Marco fece girare Carla, estrasse il suo pene, lucido degli umori di mia
moglie, e glielo porse. Lei riuscì ad avvolgerlo tutto con le labbra e lo
leccava con la lingua. Poi
si stese, aprì le gambe oscenamente e Marco, con lentezza la penetrò. Io ero a
dieci centimetri, vedevo il suo volto sfigurato dal piacere e sentivo le sue
esclamazioni:
"Voglio il cazzo, ancora, fino in fondo...sfondami....riempimi" e tante altre che
non ricordo. Non riuscii a trattenermi e venni.
Intanto Marco continuava a pompare con calma e in profondità, vedevo quel cazzo
enorme entrare in fondo a Carla, toccarle l'utero e ogni colpo la faceva
godere. Lei con la mano accarezzava il palo che la riempiva e incitava "il suo
stallone".
Il mio pivellino era esusto e non dava più segni di vita.
Marco vide la situazione e disse ironico: " Scommettiamo che ora riusciamo a
risvegliare il pisellino di
Paolo?"
Sussurrò qualcosa a Carla che sorrise, estatica.
Lui si sfilò, lei si mise carponi di fronte a me e, guardandomi negli occhi mi
disse:
"Guarda come mi faccio inculare, amore mio" e così dicendo guidò il palo di Marco dentro il suo ano. Io
ero a pochi centimetri e vidi quel fallo entrare comodamente nel sedere di mia
moglie.
A quella vista ebbi un'erezione incredibile.
"Brava, hai resuscitato un morto." Esclamò Marco entrandole dentro fino alle
palle.
"Ora ci penso io gridò Catrina" e prese una scatola di plastica da cui estrasse
alcuni anelli metallici ne trovò uno della mia misura e me lo infilò fino alla
base dell'uccello. Subito la cappella si ingrandì e il cazzo sembrò più rigido.
"Adesso sì che ci siamo e vedrai che durata"
Mi rovesciò sul letto, e mi disse: "Adesso infila la tua testa tra le gambe di
Marco e mentre lui incula tua moglie tu leccale la figa". Messomi in quella
posizione Catrina mi montò sopra e si impalò sopra di me. Catrina mi stava
cavalcando mentre Carla, a carponi, mi incitava a leccarla magnificando il
cazzo che la penetrava.
Io non riuscivo a venire, l'anello era troppo stretto. Infine Catrina venne,
Carla urlò il suo godimente mentre Marco le irrorava il culo di sperma.
I tre stanchi si distesero sopra di me ed io persi i sensi.
Mi risvegliai non so quanto dopo. Ero su una poltrona, dalla finestra entrava
la luce dell'alba.
Mi tolsi l'anello che comprimeva l'uccello che finalmente ritornò ad un colore
normale. Marco era steso sul letto tra Catrina e Carla.
Mi avvicinai a Carla, la svegliai con delicatezza e tornammo a casa.
6 Decisioni definitive
Il mattino dopo verso ora di pranzo tornammo al solito chioschetto per mangiare
ma....avevamo appena ordinato che arrivò Marco.
"Volevo invitarvi a pranzo a casa mia. Ma vedo che siete già impegnati"
Provai a rispondere: "Si, come vedi stiamo già mangiando".
Ma Carla intervenne, stava tremando e
aveva la pelle d'oca
" Abbiamo appena cominciato, possiamo venire senz'altro."
"Ma .."cercai di oppormi ma Marco le parlò all'orecchio e lei troncò:
"scusami un attimo".
"Le ho detto di andare in bagno e togliersi il costume, voglio saperla nuda
mentre è con me in motorino. I pedoni avranno un bello spettacolo"
Lei arrivò ancheggiando, si vedeva il seno sotto il vestito e si intuiva tutto
il resto. Il cameriere la seguiva con lo sguardo e tutti gli uomini la
ammiravano.
Ebbi un'erezione improvvisa.
Abbracciò Marco, che mangiava la sua insalata e mi disse:
"Raggiungici appena hai mangiato, ma non abbuffarti che poi non digerisci."
"E poi vomiti nei momenti meno indicati. Ti aspettiamo per cominciare a
giocare" .
Lei salì sul motorino dietro a Marco, abbracciandolo ed appoggiandosi a lui con
i sui seni prominenti le mani che sparivano dentro i pantaloni, mostrando le sue gioie a due anziani pedoni.
Io cercai di darmi un contegno ma mi sembrava che tutti mi guardassero sorridendo.
Finii di mangiare quel poco che riuscivo, pagai e mi avviai a piedi verso casa di Marco, erano circa due
chilometri.
Arrivai in venti minuti, suonai ed attesi...dopo un minuto risuonai. Niente, che
non fossero in casa? Eppure il motorino era lì. In quel momento si aprì la
porta ed io schizzai verso l'ascensore. Bloccato.
Salii al quinto piano e suonai alla porta con il fiatone.
Venne ad aprirmi Carla, nuda. "Stavo prendendo... il sole" mi disse.
La vagina era umida. Altro che sole.
Lei mi baciò e mi disse: "Ora o fai buon viso a cattivo gioco oppure vattene.
Non riesco a tornare alla miseria di prima..."
"Ora ha provato cosa vuol dire godere" intervenne Marco che era sulla porta
della camera da letto
"E non riesce a tornare al ruolo di brava mogliettina. Vedrai quanto è
diventata porca"
"Si, ora lo vedrai....maritino mio" intervene Carla baciandomi e abbassandomi i
pantaloncini. Il mio uccello era già a mezzabandiera." Comincia pure a spararti
una delle tue solite seghe".
Marco iniziò a leccarle le intimità.
"Ora mettiti comodo e guarda una porca cosa sa fare" mi
disse facendomi sedere sulla poltrona di fronte al letto.
Fece sdraiare Marco, gli estrasse l'uccello dai calzoni da bagno ed iniziò e
leccarlo, a succhiarlo, a baciarlo avendo cura che io vedessi bene ciò che
faceva e guardandomi negli occhi come a dirmi "Guarda come mi piace, come lo
faccio volentieri".
Quando fu turgido vi si calò sopra dando la schiena a lui e guardando in viso
me.
"Che bello, come mi piace scopare. Se tu mi avessi scopato così la nostra vita
sarebbe stata diversa. Ma ora mi rifaccio....Se vuoi farti un altro seghino fai
pure amore mio. Guarda come è grosso questo cazzo. " e così dicendo si alzò, lo
impugno lo sventolò e lo indirizzò verso il suo culetto.
"Vieni a vedere come mi entra dentro bene" mi invitò. Io non mi muovevo allora
lei si sporse, mi prese per i capelli e mi tirò verso il letto dicendo:
"Guarda bene, non perdere nessun particolare. Magari impari qualcosa. Impari a
farmi godere"
"Mi hai detto che è bravo con la lingua" intervenne Marco.
"E' vero...vieni a leccare la tua mogliettina". Io inizia a leccarle il clitoride
mentre Marco la inculava ero in mezzo alle gambe di Marco.
"No, questo è troppo anche per me. Non riesco a trattenermi sborro. Ti riempo
l'intestino" per la prima volta vidi Marco godere. Sembrava una fontana
continuò a sborrare anche dopo averlo estratto dal retto di Carla e la inondò
di sperma e spruzzò anche me.
Io mi avviai verso il bagno e da lì sentivo le grida di incitamento di Carla "
Lo hai inondato. Ora riempi anche me, continua, scopami ancora.." e i ruggiti
di Marco.