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    RACCONTI PRESI DAL WEB:prete in ginocchio si masturba mentre donna si masturba

    Quanto tempo è trascorso dall'ultima volta che ti sei confessata?
         - Una settimana, padre.
         - Hai commesso peccati durante questo periodo?
         - Ho mancato di rispetto a mia madre e mio padre.
         - Poi?
         - Ho rubato dieci euro dal portafoglio di mio padre.
         - Per farne che?
         - Mi servivano per fare il pieno di benzina al motorino.
         - Ah... e poi?
         - Ho commesso degli atti impuri.
         - Da sola o con altri?
         - Da sola, padre... da sola!
         - Ma... quanti anni hai?
         - Sedici, padre. Appena compiuti!
         - Quante volte ti sei toccata?
         - Tre volte, padre... tre volte.
         - Come lo hai fatto?
         - Mi sono masturbata con le dita.
         - Con le dita? Oppure ti sei aiutata con qualcosa d'altro?
         - No, solamente con le dita.
         - Dove lo hai fatto?
         - Una prima volta in bagno, mentre facevo la doccia. Le altre due volte a letto, poco prima d'addormentarmi.
         - In precedenza lo avevi fatto in altri luoghi?
         - Se devo essere sincera ovunque. Al cinema, guardando la tivù, in spiaggia... in ogni luogo che mi andava di farlo.
         - Masturbarsi è un peccato grave. Lo sai che è contro natura toccarsi in quel modo?
         - Sì, lo so, padre. Ma è più forte di me, non riesco a trattenermi. Il piacere che provo toccandomi è un richiamo troppo forte.
         - Per questa volta ti assolvo dai tuoi peccati, ma vedi di non masturbarti più. Per penitenza dirai dieci Pater, Ave e Gloria. Ora vai in pace.

        La domenica mattina avevo preso l'abitudine di fare visita a quattro o cinque chiese e riproporre le stesse ammissioni di colpa inginocchiata davanti alla grata dei confessionali. Mi eccitavo nel confessare ad un sacerdote o ad un qualsiasi frate i miei presunti peccati, specie quando il confessore esigeva una descrizione particolareggiata dei metodi di masturbazione che praticavo.
         Nel corso della settimana aspettavo con ansia il sopraggiungere della domenica per svelare ad un sacerdote le mie fantasie erotiche. Era eccitante stare ad ascoltare i consigli che m'impartivano. Con pruriginosa curiosità cercavano in tutti i modi di sapere cosa provavo mentre mi masturbavo. Più m'incalzavano con domande e richieste di particolari, più ero portata ad escogitare situazioni e circostanze singolari in cui effettuavo la manipolazione dei genitali.
        Confessare certe pratiche erotiche lo consideravo un eccitante divertimento, mentre a chi si trovava dall'altra parte della grata e ascoltava le mie segrete ammissioni provocavo molto di più che un semplice turbamento ormonale.
        Alcuni religiosi manifestavano il loro stato di eccitazione molto apertamente. Lo percepivo dal tono della loro voce che assumeva sfumature e gradazioni confidenziali mentre mi addentravo nella descrizione di particolari. Le loro domande si facevano incalzanti e a volte impertinenti. Le mie confessioni destavano in tutti loro curiosità e piacere, ne ero certa.
         I sacerdoti più anziani, specie i frati, erano i più ostinati nel farmi domande scabrose, per questo li preferivo ai giovani. A volte avevo persino la sensazione che dietro la grata qualcuno di quei prelati si masturbasse. In questo caso mi divertivo a infiorare la confessione con particolari ancora più piccanti sino a rendere le storie del tutto inverosimili, ma non per loro.
         Trovavo eccitante metterli in imbarazzo, questo solo m'importava. Ho seguitato a frequentare i confessionali per un anno intero, poi, forse per noia o forse perché nel frattempo avevo cominciato a scopare con qualche coetaneo, ho abbandonato quel passatempo.

        Sono trascorsi molti anni da quando attraverso le grate di un confessionale rivelavo a un sacerdote le mie fantasie sessuali. Adesso che di anni ne ho trenta provo uno strano piacere nel raccontare ai miei partner le tecniche che metto in atto mentre mi masturbo nell'intimità. Il loro atteggiamento è pari a quello di quei prelati, l'unica differenza è che mentre i religiosi stavano nascosti dietro a una grata i miei compagni di letto li posso guardare dritti negli occhi.
         Agli uomini piace farsi raccontare, con minuzia di particolari, le tecniche dei miei toccamenti e le sensazioni che provo quando mi palpo la passera ed il clitoride con le dita o mi penetro con altri oggetti. Mi eccito nel vederli così attenti ad ascoltare le mie parole, forse sono un po' depravata... mah!  
    .

    * * *
    .

       Tornando a casa al termine di un'affaticante turno di lavoro in ospedale mi sono infilata dritta sotto la doccia. Nuda, con la pelle ancora umida, ho preso posto fra le lenzuola e mi sono addormentata quasi subito. Il persistente trillare del campanello della porta d'ingresso mi sveglia di soprassalto. Mi rigiro nel letto e cambio di posizione del tutto incurante del persistere del rumore, fermamente decisa a riprendere il sonno interrotto. Ma l'insistenza dello squillo mi convince ad alzarmi dal letto. Ciabatte ai piedi e accappatoio da bagno sopra la pelle vado ad aprire la porta.
         Mi premuro d'inserire la catena di sicurezza e schiudo solo parzialmente l'uscio. L'uomo che mi sta dinanzi è di mezza età. Ha i capelli leggermente brizzolati sulle tempie. Il modo di vestire gli conferisce un'aria elegante e raffinata. E' alto circa un metro ottanta e indossa un abito scuro. La camicia, di colore grigio scuro, è sovrastata, all'altezza del collo, da una striscia bianca che sembra un clergyman.
         - Buongiorno signorina sono Padre Evaristo. Il suo parroco. Nel periodo pasquale sono solito fare visita ai parrocchiani per benedire le case. Spero che abbia ricevuto la lettera pastorale in cui annunciavo la mia visita per oggi.
         - Ad essere sincera è da alcuni giorni che non ritiro la posta dalla buca delle lettere. E' comunque il benvenuto.
         Tolgo la catena di sicurezza e accompagno il sacerdote in salotto.
         - Prego si accomodi. - dico, indicandogli il divano.
         - Grazie è molto gentile.

       L'appartamento dove abito è di piccole dimensioni. Il salotto è arredato con un solo divano, due poltrone e un televisore.
         Mi metto seduta accanto a lui, sul divano.
         - La casa è in disordine. Stavo riposando in camera da letto e non aspettavo nessuna visita. Posso offrirle un caffè, una bibita, oppure preferisce del tè?
         - La ringrazio signorina, ma non vorrei procurarle troppo disturbo. Ma un caffè lo prendo volentieri.

       In cucina preparo il caffè con la Moka, accendo la fiamma del fornello, e sono di ritorno in salotto. Conversiamo amabilmente per alcuni minuti. L'aroma che sgorga dalla macchina per il caffè viene ad interrompere il nostro colloquio. Quando ritorno nel salotto stringendo nelle mani un vassoio con due tazzine e la zuccheriera vado a sedermi sul divano accanto al mio ospite.
         - Se posso permettermi signorina, e forse questo le sembrerà strano, ho già avuto modo di conoscerla. E' trascorso molto tempo da allora, forse una quindicina d'anni.
         - Strano? In che modo? A me non sembra di conoscerla! Me ne ricorderei altrimenti.
         - In quelle occasioni ero solo io a vederla, perché stavo dietro a una grata.
         - Mi scusi ma non riesco a comprenderla.
         - A quel tempo prestavo la mia opera presso la parrocchia del Buon Samaritano. Quasi tutte le domeniche lei veniva a confessarsi da me. Io ero il sacerdote che stava dietro la grata.
         Sorpresa da quella rivelazione non m'accorgo che l'uomo ha appoggiato la mano sopra un mio ginocchio.
         - Mi sono sempre chiesto se ciò che lei confessava fosse vero o frutto della sua fantasia. Quel che è certo è che ogni volta che l'ascoltavo le sue parole mi procuravano un certo turbamento, la stessa inquietudine che provo ora qui davanti a lei.
         L'uomo pronuncia le ultime parole con voce alterata mettendomi in imbarazzo. D'improvviso s'inginocchia ai miei piedi, appoggia il capo sulle mie cosce, e m'infila le mani sotto la vestaglia raggiungendomi le natiche.
         Sorpresa dal suo gesto sono in balia della sua esaltazione. Non oppongo resistenza quando mi slaccia la cintura della vestaglia e l'apre. Il corpo nudo, del tutto privo d'indumenti, deve apparirgli invitante. Stringe le mani attorno ai miei glutei e li trascina verso di sé. Mi fa divaricare le cosce e lambisce con la bocca le pareti rosee della fica riempiendomi di fremiti di piacere.
         - Masturbati come facevi da ragazzina, dai... fammi vedere come lo sai fare.
         Eccitata dalla insolita situazione accondiscendo alla sua richiesta. Masturbarmi davanti ad un ecclesiastico è una fantasia che mi porto dietro dall'adolescenza e finalmente sta per avverarsi.

        Inginocchiato ai miei piedi il sacerdote fa scendere i pantaloni e le mutande sul pavimento liberando un piccolo uccello. Resto indecisa sul da farsi. Con la mano inizia ad accarezzarsi l' uccello e mi guarda con sguardo implorante.
        Guido le dita nella bocca e le inumidisco di saliva. Ha gli occhi inchiodati sui miei genitali.
         Il clitoride è turgido e disteso. Inizio a toccarlo sfregandolo con le dita. La sensazione che provo è di ubriacante piacere. Il mio respiro si fa ancor più affannoso e il cuore sembra uscirmi dal petto. Stimolata dalla sua mano che scorre impudica sulla pelle dell'uccello mentre si masturba lo provoco.
         - Ti piace eh! Sporcaccione d'un prete! Ti piace stare a guardarmi mentre mi masturbo. Chissà quante seghe ti sarai sparato stando dietro la grata mentre io e qualche altra ragazza ti confessavamo i nostri peccati, vero? Dillo che è vero, dillo che ti piaceva masturbarti.
         - Si è vero, lo facevo si! E' vero lo facevo... - Continua a ripetere mentre si masturba, ed io con lui.

        Tremo in tutto il corpo ad ogni toccamento delle mie dita. Anche il prete è eccitato. Non saprei spiegare altrimenti la sua confessione. Vengo gemendo dal piacere urlandogli addosso un'infinità di parole oscene ed offensive sull'abito che indossa. L'uomo per qualche istante smette di masturbarsi per non perdersi la scena del mio orgasmo.
         Esausta smetto di toccarmi.

             L'orgasmo dell'uomo sopraggiunge subito dopo.

        Lascio trascorrere alcuni istanti. Il prete, forse perché impacciato, mi chiede di ritirarsi in bagno per riassestarsi. Quando fa ritorno mi sono ricomposta.
         - Beh, allora. - sussurra lui. - non rimane che salutarci.
         - Credo proprio di sì, ma adesso voglio che torni tutte le settimane. - rispondo.
         - Lo farò senz'altro. Ciao...
         - A proposito, la prossima volta non presentarti con il clergyman. Indossa l'abito talare, quello che usavi anni fa, con tutti quei bottoncini, è molto più eccitante. Mi raccomando!
         Apro la porta, do un ultimo bacio sulla guancia e lo saluto. Richiudo l'uscio alle sue spalle e torno a letto. Subito dopo mi addormento.

     
      Posted on : Feb 27, 2024
     

     
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